Il capitolo 16 di Luca è uno dei più inquietanti dei vangeli. Vi si racconta, dapprima (1-8) la parabola dell’amministratore disonesto, che viene tuttavia lodato dal padrone «perché aveva agito con scaltrezza». Ma quello che più colpisce è il commento finale dell’evangelista e quindi di Gesù: «Infatti i figli di questo mondo, nei loro rapporti con gli altri, sono più astuti dei figli della luce».

So che su questa conclusione si sono scritte montagne di pagine da parte dei biblisti (che, in questo periodo, non posso andare a consultare), ma con tutte le cautele del caso, provo a sintetizzare le modeste convinzioni che mi sono fatto, in merito, una decina di anni fa, nel corso di una capillare lettura del Nuovo Testamento, e che ho raccolto in un blocco di appunti.

Non mi sfuggiva, innanzi tutto, come, in questo capitolo e nel precedente, Gesù si rivolgesse in particolare ai «farisei» e ai «dottori della legge», i quali «mormoravano» (Luca 15- 2-3), «stavano ad ascoltare […] e lo deridevano» (Luca 16, 14).

Ho, quindi, immediatamente considerato che quella strana asserzione («I figli di questo mondo» ecc.) deve essere collocata nel suo giusto contesto: quello, per l’appunto, dell’insidioso rapporto di Gesù con i «farisei» e i «dottori della legge»: a loro egli getta in faccia, in particolare, che sono «figli di questo mondo» e che, come tali, sono magari «più astuti dei figli della luce».

Contestualmente, però, Gesù mette in guardia i suoi discepoli, esortandoli a guardarsi, perché i loro antagonisti sono «figli di questo mondo», e quindi «più astuti» di loro stessi che sono, invece, «figli della luce».

Così intrepretata, la conclusione della parabola di Luca fa il paio con l’altrettanto famoso congedo riportato da Matteo: «Vi mando come pecore in mezzo ai lupi» (Matteo 10, 16).

Ma, nell’un caso e nell’altro, colpisce la lucidità dell’uomo, del profeta Gesù (per noi cristiani, figlio di Dio e Dio) che riesce a leggere la realtà com’è, senza filtri ideologici (ne avevano molti i «farisei» e i «dottori della legge»), duemila anni prima di Leopardi e Nietzsche: «Infatti i figli di questo mondo, nei loro rapporti con gli altri, sono più astuti dei figli della luce».

Altrettanto, se non più, problematici sono i versetti successivi del capitolo 16 di Luca, ma di ciò un’altra volta.

 

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