GIUSEPPE RANDO
CURRICULUM DELL’ATTIVITÀ SCIENTIFICA E DIDATTICA
Giuseppe Rando, già professore ordinario di Letteratura Italiana, presso l’Università degli Studi di Messina, insegna Critica Letteraria e Letterature Comparate presso la Scuola per Mediatori Linguistici di Reggio Calabria.
Laureato in Lettere Classiche col massimo dei voti e la lode presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Messina, assistente di ruolo e quindi professore associato di Lingua e Letteratura Italiana presso la Facoltà di Magistero della stessa Università, svolgeva dapprima studi e ricerche su Alfieri “politico” e “comico”, rilevando, in ispecie, l’incidenza delle tesi elaborate dai costituzionalisti francesi della seconda metà del Settecento sulla seconda redazione della Tirannide: tali studi confluirono nel volume dal titolo anodino di Tre saggi alfieriani, pubblicato a Roma, presso Herder, nel 1982, cui andarono i consensi della critica (e, in particolare, di Petronio, che lo accolse nella sua Antologia degiusepperando.itlla critica letteraria, Bari, Laterza, 1986, di Spongano che ne pubblicò una vasta, dettagliata recensione in «Studi e problemi di critica testuale», 28, 1984, di Romagnoli, che lo citò nella sua edizione sansoniana delle Tragedie). Il libro faceva giustizia, fra l’altro, del luogo comune dello «sradicamento», spostando sul piano filologico il dibattito intorno all’ideologia politica dell’astigiano.
Nel 1984 pubblicava un saggio sull’elaborazione di Gente in Aspromonte dove, muovendosi su terreni inesplorati, individuava alcuni racconti pubblicati da Alvaro, negli anni Venti sulla «Stampa» di Torino, e dallo stesso utilizzati per costruire, con un acrobatico lavoro di taglio e ricucitura, quel suo famoso romanzo.
Partecipava, nello stesso anno, al VI Convegno Internazionale di Studi Leopardiani (Recanati, 9-11 settembre 1984), con una comunicazione su La “linea politica” Alfieri-Leopardi nello “Zibaldone”, pubblicata negli Atti di quel Convegno (AA. VV., Il pensiero storico e politico di G. Leopardi, Firenze 1988, pp. 479-500): primo studio, di fatto, sulle ascendenze alfieriane del pensiero politico leopardiano, segnalato in G. LEOPARDI, Zibaldone di pensieri, edizione critica e annotata a c. di G. PACELLA, Milano 1991.
Al Convegno del 1985 su Manzoni e la cultura siciliana, presentava una relazione su Manzoni, Costanzo e l’antileopardismo cattolico-liberale, che poi confluirà nella monografia L’oboe solitario (Giusepe Aurelio Costanzo), Messina, EDAS 1992, l’unica, finora esistente, sulla intera produzione in versi del poeta di Melilli.
Intraprendeva nel 1986 studi e ricerche sul rapporto tra narrativa e teatro nell’opera di Pirandello, pubblicati, in parte, nei «Nuovi Annali della Facoltà di Magistero dell’Università di Messina», e infine confluiti in La personalità del testo. Saggi su Parini, Leopardi, Boner, Pirandello, Roma Vecchiarelli, 2006.
Nel 1990 pubblicava un saggio sulla Nuova didattica dell’Italiano nel volume miscellaneo a cura di G. Celona, La didattica delle singole discipline d‘insegnamento nella scuola media, Pungitopo, Marina di Patti.
Usciva nel 1992, a Roma, presso Bulzoni, in una collana diretta da Nino Borsellino, un suo libro molto citato, La bussola del realismo. Verga, Alvaro, Moravia, in cui trovava spazio, fra gli altri, un ampio saggio su Verga e la Scapigliatura, basato anche sullo spoglio delle recensioni ai romanzi minori del siciliano, apparse sulla pubblicistica milanese: in appendice, il pamphlet di Mainardi sulla Letteratura disonesta, che non era stato più ristampato dall’anno della prima edizione del 1875. È dello stesso anno la sua edizione critica dell’orazione Agl’Italiani di Giacomo Leopardi, recensita in termini molto positivi da Mario Marti sul «Giornale Storico della Letteratura Italiana».
Nel 1997, Rando raccoglieva in un volume (La norma e l’impeto: Studi sulla cultura e sulla poetica leopardiana), pubblicato a Torino da Tirrenia Stampatori, in una collana diretta da G. Bàrberi Squarotti, i suoi studi leopardiani, tracciando un dettagliato percorso della formazione di Giacomo Leopardi e insistendo, negli ultimi due capitoli in ispecie, sulla lucida e rivendicata «mutabilità» del genio recanatese.
Ha pubblicato, inoltre, in riviste specializzate, saggi su Parini, Alfieri, Leopardi, Manzoni, Verga, Cameroni, De Roberto, Pirandello, Maria Luisa Spaziani, Bartolo Cattafi, Saverio Siciliano, Saverio Strati, Maria Costa.
Ha insegnato alla SISSIS dell’Università di Messina “Fondamenti storico-epistemologici della Letteratura Italiana” e “Problemi di didattica della Letteratura Italiana”.
E’ membro del Comitato Scientifico della Fondazione Corrado Alvaro e del Comitato Nazionale per l’Edizione Nazionale dell’Opera Omnia di Federico De Roberto.
Di Giuseppe Rando è uscita, nel 2002, presso EDAS, a Messina, una monografia su La narrativa di Edoardo Giacomo Boner. Novelle messinesi e leggende boreali nel crepuscolo del Verismo. Nel 2003, lo stesso critico ha curato le edizioni di Racconti peloritani e Sul Bosforo d’Italia di Edoardo Giacomo Boner (presso Intilla, Messina).
Nel dicembre del 2003 ha organizzato a Messina un Convegno Nazionale su Narrativa minore del secondo Ottocento in Sicilia, di cui ha pubblicato gli Atti, presso EDAS, Messina, nel 2004. Nel 2003 ha anche partecipato al Convegno Nazionale di Roma su Alfieri a Roma con una relazione (Alfieri e il mondo antico: traduzioni e rifacimenti) pubblicata negli Atti (Roma, Bulzoni, 2006), e al Convegno Nazionale di Catania su Alfieri nella critica novecentesca con un relazione su Alfieri politico: luci, abbagli,e e filtri ideologici, pubblicata negli Atti, Università di Catania, 2005.
Nel 2004 ha curato le edizioni di La spugna di Apelle e Novelle disperse di Enrico Onufrio (EDAS, Messina) ed ha pubblicato Alvaro narratore. L’officina giornalistica (Falzea Editore, Reggio Calabria), in cui, muovendosi tra letteratura e giornalismo, studia e cataloga, per la prima volta, gli articoli giornalistici del grande calabrese, che, a vario titolo, allo stato attuale della ricerca, risultano innestati nella sua opera narrativa. È dello stesso anno La personalità del testo. Saggi su Parini, Leopardi, Boner, Pirandello (Roma Vecchiarelli), dove, utilizzando gli strumenti metodologici della critica globale, svela aspetti sconosciuti dell’opera e della personalità degli scrittori esaminati. Il volume è stato ristampato nel 2006 con l’aggiunta di due saggi su Il giuoco delle parti e L’amica delle mogli di Pirandello, che illustrano la transcodificazione dei testi dalle originarie novelle matrici ai drammi conclusivi, enucleandone interpretazioni nuove e innovative.
Nel 2005, ha altresì curato l’edizione di Avventure eroiche e galanti di Giovanni Alfredo Cesareo presso l’editore Intilla di Messina.
Nel 2006 ha organizzato a Messina un convegno nazionale su Il romanzo e la storia, di cui sono stati stampati gli Atti. Nello stesso anno ha curato l’edizione di La siepe e l’orto di Corrado Alvaro, presso l’editore Iiriti di Reggio Calabria. Del sanluchese ha raccolto e pubblicato per la prima volta in volume, nel 2006, con un saggio introduttivo, presso Rubbettino, cinquantotto racconti dispersi (nelle pagine dei giornali), col titolo Gente che passa. Racconti dispersi.
Nel 2007, ha pubblicato, da Rubbettino, Alfieri europeo: le «sacrosante» leggi, un volume ampiamente e positivamente recensito presso le più prestigiose riviste dì italianistica, che, al pari o più degli altri suoi, parrebbe destinato a durare.
Negli anni successivi, Giuseppe Rando ha intensificato i suoi studi alfieriani, elaborando, tra l’altro, un denso saggio su Alfieri protomoderno, pubblicato su «La Rassegna della Letteratura Italiana» 1 (2011), e pirandelliani (con saggi sulle novelle “siciliane” del grande agrigentino), senza trascurare la novellistica e la narrativa meridionale: ha curato la ristampa di raccolte di G.A. Cesareo, di Enrico Onufrio, di Nicola Misasi, di Grazia Deledda e ha pubblicato, su riviste specializzate, saggi su Camilleri, su Alessia Battaglia, su Giorgio Bonviovanni. Ha, nel contempo, ripreso i suoi studi sulla didattica dell’Italiano, pubblicando un corposo saggio sui manuali di storia della letteratura italiana.
Si è anche occupato, negli stessi anni, di poesia dialettale, con un saggio monografico su Maria Costa, «Cultura e Prospettive», 11 (2011), e di poesia tout court, con un saggio monografico sulle Effinzioni di Antonimo Grillo, pubblicato su «Otto-Novecento», 3 (2010). Interessato ai rapporti tra Università e territorio, ha dato il suo contributo al varo di una rivista letteraria messinese («Terzo Millennio») e ha collaborato, con intenti costruttivi, a una rivista letteraria catanese («Cultura e Prospettive»).
Giuseppe Rando ha altresì lavorato in sinergia con il “Parco Salvatore Quasimodo” di Roccalumera, con Elena Candela e Carlangelo Mauro dell’Università “L’Orientale” di Napoli, dedicandosi proficuamente allo studio e alla pubblicazione degli scritti giornalistici di Salvatore Quasimodo, di cui sono usciti, con una sua introduzione, i Colloqui (“Tempo” 1964-1968) e Il falso e il vero verde (“Le Ore” 1960-1964), rispettivamente nel 2012 e nel 2014. Nello stesso lasso di tempo ha curato insieme con Maria Gabriella Adamo la ricca miscellanea Classico e moderno. Scritti in memoria di Antonio Mazzarino, pubblicata da Falzea a Reggio Calabria, nel 2012. Contemporaneamente ha dato il suo contributo alle celebrazioni messinesi del centenario pascoliano, partecipando al Convegno di Messina del 2012 con una vasta relazione, in corso di stampa negli Atti relativi e curando la pubblicazione di un volume (G: PASCOLI, Poesie e prose della stagione messinese) presso EDAS, con un suo saggio introduttivo.
Dall’anno accademico 2012-13, usufruendo della mobilità interna, lo studioso si è trasferito nel Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne (ex Facoltà di Lettere e Filosofia) dell’Università degli Studi di Messina.
Particolarmente intenso di studi e ricco di risultati appare l’ultimo triennio, in cui Giuseppe Rando ha pubblicato quattro monografie [Alfieri costituzionalista, Nei pressi dell’Infinito e altri saggi leopardiani, Verga Pirandello e altri siciliani, Vero e immaginario tra Sicilia e Calabria (da Verga a Occhiato)] nonché tre saggi pascoliani (due in rinomati volumi collettanei, uno su «Esperienze letterarie») e un saggio alvariano, negli Atti di un Convegno Nazionale. Alcune monografie pubblicate nel corso della sua lunga carriera, figurano nella Library of Congress di Washinghton e nella Bibliothèque Nationale de Paris.
Nel 2016, quasi a coronamento di una vita di studi, gli è stato dedicato il volume Filologia e Scienze umane. Una giornata di studi con Giuseppe Rando, a cura di Paola Radici Colace, pubblicato in una prestigiosa collana diretta da Bartolo Anglani, presso Aracne, a Roma.
Nel 2017 ha pubblicato un saggio sul grande poeta calabrese Corrado Calabrò che ha riscosso numerosi consensi ed è già stato tradotto in svedese e in inglese
Intensa è stata, del pari, l’attività didattica di Giuseppe Rando, il quale, da più di trent’anni, cerca di trasmettere, senza risparmiarsi, attraverso l’analisi e l’interpretazione dei testi della letteratura italiana, conoscenze, cultura, amore della libertà, del bello e del retto ai suoi allievi, che mostrano di seguire i suoi corsi con intelligenza, passione e interesse.
Didattica e ricerca scientifica costituiscono, invero, per lui, un binomio inscindibile: il dialogo che intesse con i testi letterari, evitando ogni forma di impressionismo e curando, col supporto della storia e della filologia, di non violarne la personalità, prosegue, con identici intendimenti, nel corso delle lezioni frontali con gli alunni, che non ha mai considerato sacchi vuoti da riempire o clienti da imbonire, ma persone da rispettare ed aiutare, casomai, a crescere.
Ripete agli alunni, con malcelato orgoglio, che non ha mai studiato un autore della letteratura italiana per motivi che non siano, in primis, quelli del piacere di leggere e di conoscere, intrigandolo soprattutto la fase genetica dei testi. È alla luce di questi convincimenti, supportati dall’utilizzazione dei più aggiornati metodi critici ed ermeneutici, che Giuseppe Rando, con i limiti che sono propri della condizione umana e di un contesto non particolarmente stimolante, ha conseguito risultati non comuni sul terreno degli studi letterari, se è vero che a) ha impresso – a detta di Petronio, Spongano, Di Benedetto, Bàrberi Squarotti, Ronchini – una svolta decisiva in direzione costituzionalistica negli studi alfieriani del Novecento; b) ha dimostrato, per primo, la presenza del Sublime di Pseudo Longino nella poetica e nella poesia di Parini; c) ha documentato, per primo, la genesi giornalistica di Gente in Aspromonte e la sua singolare elaborazione, aprendo la strada agli studi alvariani di questo tipo; d) ha rivelato aspetti sconosciuti della poetica, della cultura e della poesia di Giacomo Leopardi; e) ha proposto interpretazioni tanto inedite quanto circostanziate di opere fondamentali di Verga e di Pirandello.
E ciò, contro certa pratica strumentale delle ricerche, che incentiva talora, nel mondo accademico, la produzione di libri barbosissimi (per arzigogoli impressionistici) e/o pseudo scientifici (per filologismo meccanico), scritti solo pour épater les bourgeois e fare carriera: libri che inibiscono, di fatto, la corretta fruizione della letteratura e dei suoi altissimi valori a tanti, sfortunati studenti universitari, magari destinati a insegnare domani letteratura nelle scuole.
Certo, Giuseppe Rando ha avuto la fortuna – o l’ardimento – di non avere un solo maestro e di seguire, con passione, la lezione di alcuni grandi maestri, godendo tuttavia della più piena libertà di ricerca, senza la quale non si ottengono, com’è noto, risultati duraturi a livello scientifico. Quanto dire che Giuseppe Rando ha contestato, e contesta, di fatto, con la sua vita, oltre che con il suo modo di intendere e praticare l’attività didattica e scientifica, una visione rozza e mistificatoria dell’Università come centro di potere, rifiutandone decisamente tutte le lusinghe e pagandone, talora, di persona, l’inevitabile scotto.