In una mia nota di qualche settimana fa, accennavo ad un «risicato Rinascimento messinese», riferendomi a qualche timido segnale di risveglio che si avverte, da alcun tempo, nella società civile, nel mondo delle professioni, nell’Università, e pensando, in particolare, alla fioritura in città di varie associazioni culturali, nonché di gruppi più o meno stabili di poeti e poetesse – forse per una sorta di “effetto Costa” – in lingua e in dialetto.
Mi corre tuttavia l’obbligo di precisare che, senza venir meno al mio connaturato impegno sociale e agli obblighi effettivi dell’amicizia e della solidarietà con gli onesti, mi ritengo assolutamente libero e autonomo, nelle mie scelte politiche e culturali, rispetto a ogni associazione o gruppo messinese. E ciò, non già per un improvviso attacco di albagia accademica (a me del tutto estranea, per natura prima che per cultura), ma per non legarmi ulteriormente le mani in una città e in una società che troppi legacci, se non bavagli, impone a chi voglia fare, agire, operare non solo per sua personale soddisfazione giusepperando.itma anche per il bene della collettività.
Purtroppo, per effetto di antichi servaggi (solo nel 1861 siamo riusciti ad avere una costituzione scritta, laddove l’Inghilterra ne aveva una sin dal 1215: prima del 1861, e a partire dal V secolo a. C., siamo dunque stati servi fottuti e ciechi dei potenti di turno) e per effetto di miopi politiche culturali del passato anche recente, siamo ancora lontani da una civiltà del dialogo, del confronto, della tolleranza, del rispetto, della collaborazione, della solidarietà (non parliamo del cristiano amore del prossimo e di Dio): chissà quanti altri lustri (o secoli?) dovranno passare prima che gli effetti innovativi della vera cultura – che è sempre e solo democratica – possano sconfiggere il cancro dell’egotismo a senso unico, dell’incultura variamente camuffata, della superstizione, dell’ignoranza, dell’immaturità politica, della cialtroneria diffusa e riverita.
Bisogna tuttavia resistere e operare dentro la società, come se il cambiamento fosse imminente.