- A caldo?
- Sì, mentre ancora giungono risultati da tutta l’Europa: Fratelli d’Italia della Meloni è il primo partito d’Italia (quasi il 29%) nonché terzo in Europa (dopo la CDU – Cristiani e Democratici – di Germania e il Rassemblement National di Marine Le Pen, in Francia); il Pd è il secondo partito d’Italia (24%) e il primo della Sinistra (dei Socialisti) in Europa. Seguono in ordine sparso, in Italia: il Movimento 5Stelle (quasi 10%), Forza Italia (9, 72%), la Lega (9%). Supera abbondantemente la soglia minima, indispensabile del 4% l’Alleanza Verdi-Sinistra (6,62%). Restano fuori del Parlamento Europeo: gli Stati Uniti d’Europa di Renzi e Bonino, Azione di Calenda, Pace terra dignità di Santoro, Libertà di Cateno De Luca, Alternativa popolare e Südtiroler Volkspartei, che non superano la soglia del 4%. Questi i fatti. Ed ecco i primi commenti, a caldo, di un intellettuale democratico:
- cresce la Destra, ma la Sinistra tiene (potrebbe esserci, in Europa, un’Ursula bis);
- il Partito Democratico di Elly Schlein si conferma (e cresce) come il primo antagonista in Italia della Destra che ci (s)governa, mentre scolora il Movimento 5Stelle e cresce l’Alleanza Verdi-Sinistra (ma all’uno e all’altra – si vuole sperare – non mancherà lo spirito di collaborazione con il PD, in Italia e in Europa);
- i separatisti di sinistra (“Pace terra dignità” di Santoro) hanno conseguito, come si temeva, l’unico risultato possibile: quello di togliere voti alla Sinistra (all’Alleanza Verdi-Sinistra, in specie), costituendo l’ennesimo e – si spera – ultimo caso di narcisismo individualistico-separatistico e, alla fine, autolesionistico della Sinistra;
- i separatisti di centro (Renzi-Bonino e Calenda) hanno fatto la fine che fanno, in tutte le democrazie del mondo, i separatisti (in questo caso separatisti doppi): hanno tolto voti al centro-sinistra e sono rimasti fuori del Parlamento Europeo;
- volendo continuare a osservare dall’esterno, da questo angolo attardato della «provincia dell’Impero», la realtà politica italiana ed europea, seguendo gli insegnamenti “scientifici” dei politologi (Machiavelli, Bobbio, Sartori, quantomeno), e non le opzioni più o meno “appassionate” dell’ideologia o del politicante di turno, bisogna riconoscere che si profilano tempi duri (ma non scontati) per il grande, salvifico progetto dell’Unione Europea. Considerata, però, la vitalità oggettiva dell’area democratica, quale si evidenzia nelle elezioni europee del ’24, pare scongiurato il rischio di un’involuzione autoritaria (verso forme di democratura) del sistema politico in Italia.