Il libro di Marcello Mento, “Ai confini del mondo. Nietzsche a Messina nel 1882” (EDAS, Messina 2023), è un saggio storico-filosofico che si legge come un romanzo.
È riuscito, invero, a Marcello Mento l’insolito miracolo di coniugare perfettamente la scrittura saggistico-indagativa dello studioso con l’affabulazione sospensiva nel narratore provetto, talché chi andasse alla ricerca di matrici più o meno remote dell’opera potrebbe risalire, con le dovute cautele, fino alla “Storia della colonna infame” di Alessandro Manzoni.
Marcello Mento, che vanta quarant’anni di attività giornalistica presso la “Gazzetta del Sud”, non è, peraltro, estraneo alla ricerca storica – nel 2022, ha pubblicato un libro di “Spigolature messinesi” su fatti e personaggi significativi della città dello Stretto – e frequenta anche la narrativa (ha pubblicato, nel 2023, un libro di racconti, con tre colleghi giornalisti, intitolato “Ottomani sullo Stretto. Nulla è come sembra”). Certo è che, nel redigere “Ai confini del mondo”, ha avuto la capacità di trasformare in perfetti atout strutturali le incertezze che circolano sull’evento esaminato: non si hanno molte notizie, invero, sulla vita a Messina del filosofo tedesco nelle tre settimane (del mese di aprile 1882) del suo soggiorno, ma i buchi neri che hanno assillato gli studiosi, diventano appunto, nel bel libro di Mento, le molle, i propellenti del racconto.
Nei fatti: disseminando il testo di interrogativi su questa o quella labile traccia (le quattro o cinque cartoline spedite da Nietzsche in quelle tre settimane; le reminiscenze della sorella e dei suoi amici), l’autore trasmette la sua inquietudine al lettore, che viene invogliato a inseguire gli eventi, pagina dopo pagina, col desiderio di giungere alla verità: il saggio storico-filosofico acquista, in altri termini, la tensione narrativa che è tipica del romanzo giallo e di molti romanzi tout court.
Ma “Ai confini del mondo” di Marcello Mento è anche un ineccepibile testo filologico, redatto con magistrale acribia documentaria e con ineccepibile prontezza deduttiva: alla fine, la presenza di Nietzsche a Messina si rivela fondamentale non solo per gli effetti benefici sulla sua salute, ma anche e soprattutto per gli stimoli dati all’ulteriore chiarificazione ed esplicitazione del suo innovativo pensiero, in una fase particolare della sua vita, quella in cui nacquero capolavori come “Così parlo Zarathustra” e “La volontà di potenza”.
È molto convincente, in effetti, il legame, che Mento intravede, di due momenti topici di quel soggiorno (il bagno nelle acque dello Stretto e la visita di Forte Gonzaga) con l’elaborazione della “Volontà di potenza” e con “Così parlo Zarathustra”.
Ma il libro di Marcello Mento fa anche onore all’editoria messinese, e alla EDAS nella fattispecie, per l’eleganza e il rigore dell’impaginazione, per la lindura dei testi, per la qualità della carta, per la puntualità dei supporti fotografici e per la splendida sintesi figurativa della prima copertina. Buon segno.