Non rileggo mai quello che pubblico, ma stamattina ho dovuto rileggere  (per urgenze didattiche) la Premessa di questo mio “vecchio” libro, pubblicato a Roma, nel 1992, presso Bulzoni Editore, in una collana diretta da Nino Borsellino, e non ho potuto non apprezzarne lo stile (leggibile, ma non giornalistico): devo dire, senza remore, che ho riletto, d’un fiato, tutta la prima delle tre parti del libro, ricordando, mentre scorrevo le pagine, che ero stato spinto a pubblicarlo in quel frangente culturale oramai avverso alla critica sociologica, proprio per il  taglio decisamente antiideologico dell’assunto,  mirato a conciliare , per converso, filologia e critica attraverso una costante, puntuale, documentazione testuale (di prima mano).

Nella prima parte si dimostra, in effetti, come il Verga preverista adottò moduli letterari funzionali alla sua (moderata e lungimirante) visione del mondo, nel solco del realismo scapigliato.

Di “Gente in Aspromonte” si ricostruisce, nella seconda parte, la genesi (per la prima volta, nella storia della critica), attraverso la ricucitura di articoli precedentemente pubblicati da Alvaro sulla “Stampa” di Torino.

Nella terza parte, si evidenzia l’assoluto nitore di alcuni splendidi racconti novecenteschi  dell’ultimo Alberto Moravia.

Perciò,  stasera mi pare giusto presentarlo nel mio blog, per colmare qualche lacuna d’informazione, causata – dice un mio collega anarchico – da certo “baronismo cieco” del secolo scorso, sperando tuttavia di contribuire al rinnovamento degli studi e della didattica dell’Italiano (di cui i giovani della Scuola e dell’Università pare abbiano urgente bisogno): attualità dell’inattuale?

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