Alcuni amici e/o parenti che seguono il mio blog mi chiedono di specificare-chiarire il mio giudizio sugli integrati universitari, di cui ho parlato in una precedente notarella. Non me lo faccio ripetere due volte.
Com’è facilmente intuibile, ho mutuato il termine da Umberto Eco, Apocalittici e integrati, il famoso saggio con cui il grande semiologo apriva, nel 1964, il dibattito su aspetti negativi e aspetti positivi della cultura di massa (fumetti, televisione ecc.), assumendo una posizione mediana, moderata (la moderazione era il suo stemma di intellettuale democratico di sinistra in un periodo in cui si accentuavano invece, dappertutto, gli “opposti estremismi”): né con chi subiva la fascinazione dei mass media (gli integrati), né con chi ne denunciava la portata catastrofica (gli apocalittici). Ne derivava, implicitamente, una proposta conciliativa: servirsi dei mass media con giudizio, senza idealizzarli e senza demonizzarli.
Senonché l’opposizione (apocalittici vs integrati) ha avuto – ed ha – tanto successo che è stata estesa, nel pensiero comune, algiusepperando.it di là delle intenzioni di Eco, a tutte le antitetiche visioni del mondo (politiche, religiose, filosofiche, culturali ecc.), per indicare, da un lato, i fautori dello status quo («integrati») e, dall’altro, gli oppositori irriducibili, ma astratti e votati alla sconfitta(«apocalittici»).
Io – debitore di Eco – sono stato più intransigente di Eco: ho accentuato la semantica negativa del termine «integrati» (che è oggi, di fatto, contiguo se non omologo a «conformista», «ominicchio», «quacquaraquà») e ho identificato nel «riformista» il personaggio che incarna la posizione mediana nel saggio di Eco. Quanto dire che alla dialettica “apocalittici vs integrati” ho sostituito (!) la dialettica “riformisti vs integrati”, che dovrebbe essere più consona alla fase attuale dello sviluppo nelle più avanzate democrazie occidentali (non già nelle parti del mondo in cui trionfa la logica del terrorismo). Ma, se mi è consentita una digressione, devo riconoscere che l’opposizione originaria “apocalittici vs integrati” perdura anche nelle culture democratiche, là dove gli oppositori apocalittici (di sinistra) preferiscono il suicidio politico a vantaggio degli avversari integrati (di destra) piuttosto che la via stretta del riformismo possibilista: penso, con dolore, ai seguaci in buona fede di Gargamella Bersani e di Bile D’Alema.